PROFESSIONI E FORMAZIONE

Lo Pneumologo

Necessità e bisogni nel percorso di specializzazione

in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Respiratoria (SIMeR)

 

Società Italiana di Medicina Respiratoria

Interview

Prof. Giuseppe Di Maria

Presidente SIMeR

La formazione dovrebbe essere orientata sul perseguimento di obiettivi innovativi, soprattutto in campo gestionale, con particolare attenzione alle strategie per la rimozione delle barriere che ostacolano l’impiego razionale e ottimale delle risorse esistenti


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XV Congresso Nazionale della Pneumologia

Società Italiana di Medicina Respiratoria

1/3 settembre 2014

Magazzini del cotone, Genova

     

     

    ForumECM dedica la rubrica rivolta alle professioni sanitarie, alla figura dello Pneumologo, ovvero a colui che studia e cura le malattie dell’apparato respiratorio.

     

    Una professione, questa, che ha alle spalle una lunga storia fatta di grandi personaggi che, con le loro ricerche e scoperte, hanno non solo cambiato il destino di molti pazienti ma anche il progresso scientifico. Pensiamo ad esempio ad Ippocrate, che aveva già posto i primi fondamenti di semeiotica fisica del torace anticipando la pratica dell’auscultazione o a Carlo Forlanini, inventore dello pneumotorace artificiale.

    Ma anche una storia segnata da importanti malattie come la Tubercolosi, la cui incidenza e diffusione raggiunse il suo picco massimo tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo. Una malattia, nel nostro Paese, in aumento nell’ultimo decennio anche in relazione al fenomeno dell’immigrazione.

     

    Occuparsi, oggi, di malattie respiratorie significa affrontare un problema sempre più diffuso a livello globale. La crescente accelerazione dei processi di globalizzazione ed i suoi inevitabili risvolti sull’incidenza, la diffusione e la variabilità delle patologie sta rapidamente mutando il mondo, modificando i confini e gli orizzonti della medicina e di conseguenza anche di questa professione.

     

    Le patologie dell’apparato respiratorio sono, tra le malattie croniche, quelle più diffuse in Italia rappresentando, dopo le malattie dell’apparato circolatorio e le neoplasie, la terza causa di morte.

    Tra queste va sicuramente menzionata la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), patologia attualmente divenuta un problema di salute pubblica e di spesa sanitaria nazionale, soprattutto per il moltiplicarsi degli effetti irreversibili dovuti a diagnosi tardive e per il fatto che, oltre alla marcata compromissione del sistema respiratorio, in molti pazienti, ci si trova di fronte anche ad una compromissione delle condizioni generali.

     

    Quindi è ovvio e doveroso pensare alla necessità, per questa categoria professionale, di una formazione a 360 gradi e di un costante aggiornamento sulle terapie più efficaci e sulle più moderne tecnologie diagnostico-strumentali.

     

    In Italia la strutturazione della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio e dell’ECM in pneumologia, non sembra ancora tener pienamente conto di fattori fondamentali per l’apprendimento dell’adulto quali l’esperienza maturata, il livello di coscienza dell’apprendimento e, soprattutto, la minore dipendenza e l’auto-determinazione del discente.

     

    Fortunatamente negli ultimi tempi, l’assetto organizzativo della Scuola di Specializzazione in Malattie Respiratorie ha subito molte trasformazioni, passando progressivamente da tre a quattro anni, fino agli attuali cinque anni. Trasformazioni che hanno determinato una maggiore efficacia didattica. Anche l’ammissione selettiva di pochi specializzandi per anno, remunerati e con l’obbligo di frequentare a tempo pieno le corsie, gli ambulatori e i laboratori della rete formativa ha avuto i suoi risvolti positivi.

     

    La proposta di un nuovo modello organizzativo delle scuole di specializzazione mediche avviata dalla Comunità Europea, risale agli anni settanta, ma in Italia è stata disattesa per moltissimi anni e per diversi motivi. Primi tra tutti le difficoltà legate al riconoscimento dello stato giuridico degli specializzandi ed al pesante onere economico per il bilancio dello Stato. A partire dal ‘98 il Governo italiano ha fortunatamente ripreso a considerare la possibilità di adottare alcuni cambiamenti sostanziali nell’assetto delle scuole di specializzazione.

     

    Nella proposta di riassetto del 2005, Decreto Legge n. 176, si è perseguito lo scopo di razionalizzare le strutture organizzative e didattiche finalizzandole al conseguimento di una piena e autonoma capacità professionale fondata su solide basi scientifiche. Indubbiamente il maggiore peso assegnato alle attività formative professionalizzanti, ha determinato livelli di competenza più alti e profili professionali più specifici. Il nuovo ordinamento si basa su un ambito di sapere comune - tronco comune di medicina interna - in grado di assicurare l'acquisizione di una formazione culturale e professionale di carattere internistico. Secondo l’attuale normativa l'attività didattica formale, professionalizzante e tutoriale viene affidata a docenti universitari ed a docenti affiliati che operano nelle strutture non universitarie inserite nella rete formativa della Scuola.

    Particolare importanza è assegnata inoltre alla funzione svolta dallo specializzando tutore.

     

    Per effetto di queste lente trasformazioni, la popolazione di specialisti pneumologi in attività nel nostro Paese è alquanto eterogenea in termini di competenza e professionalità maturate attraverso l’iter formativo. Di conseguenza i bisogni formativi sono diversi e l’efficacia dei corsi ECM è limitata dal fatto di doversi rivolgere a individui che non hanno la stessa formazione e le stesse basi culturali. A ciò si potrebbe ovviare attraverso l’attuazione di corsi ECM di base, intermedi e di “alta formazione” rivolti a “gruppi omogenei” di discenti.

     

    L’obiettivo primario della Scuola di Specializzazione in Malattie Respiratorie prevede la progressiva maturazione e acquisizione di conoscenze teoriche, scientifiche e professionali nel campo della fisiopatologia, clinica e terapia delle malattie dell'apparato respiratorio, della tubercolosi e delle malattie neuromuscolari.

     

    Gli obiettivi formativi dell’ECM dovrebbero tener conto della progressiva acquisizione di nuove conoscenze e degli avanzamenti tecnologici in tutti i settori e sub-specialità della pneumologia e dovrebbero privilegiare gli aspetti organizzativi come la comunicazione tra medici e quella tra il medico ed il paziente, l’educazione e alfabetizzazione dei pazienti e dei care-givers, i modelli di presa in carico e di continuità terapeutica e le cure palliative.

     

    29/10/2013



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