FOCUS ON

Formazione a distanza

Dalla formazione per corrispondenza alle comunità di apprendimento

 

 

Doctor’s Life Channel

Edizioni Minerva Medica

Interview

Giuseppe Marra

Presidente del Gruppo GMC-AdnKronos

Federico Piana

Edizioni Minerva Medica

Fabiana Troisi

Anestetista Rianimatore

Florian Peer

Farmacista

La Formazione a distanza rappresenta sicuramente il futuro della formazione. La sempre maggiore difficoltà di sostenere costi di spostamento e di logistica rendono questa modalità formativa molto appetibile per i discenti. È, però, un nuovo metodo di formazione e come tutte le cose nuove ci vuole del tempo affinché rientri nelle abitudini degli utenti

Giuseppe Marra

 

Noi crediamo che sia fondamentale prendere in considerazione l'argomento di formazione a 360 gradi senza trascurare gli ultimi aggiornamenti. È necessario strutturare un corso semplice con alcune integrazioni multimediali ma senza esagerare per non distrarre l'utente dal percorso formativo

Federico Piana

 

Caratteristica irrinunciabile per un corso FAD sono i video, nei quali dovrebbero essere illustrati i punti salienti del percorso formativo

Fabiana Troisi

 

È importante avere a disposizione una piattaforma didattica per lo svolgimento online dei corsi e la compilazione dei questionari ECM che ti permettono di verificare in tempo reale l’esito del test svolto, ma allo stesso tempo è fondamentale avere la possibilità di poter ricevere una rivista cartacea (…) per lo studio e per la consultazione, che rimane comunque più agevole rispetto alla lettura a video

Florian Peer

 

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    Pur considerata una modalità formativa innovativa, la formazione a distanza ha origini lontane se è vero che oggi si è arrivati alla terza generazione.

     

    La prima generazione di FAD vede la luce a metà dell’Ottocento, quando, in un contesto caratterizzato da un elevato tasso di analfabetismo e grazie al potenziamento della rete postale, furono realizzati i primi esperimenti di didattica per corrispondenza. Una forma nella quale l’innovazione tecnologica riguardava soprattutto gli aspetti gestionali ed organizzativi della corrispondenza (basti pensare che il francobollo fu realizzato solo negli anni 30 dello stesso secolo) mentre la modalità di apprendimento si riduceva al ricevimento del materiale cartaceo e delle istruzioni e nel successivo invio del test di verifica.
    Dai corsi di lingua per corrispondenza, sviluppati sull’esperienza maturata dall’Institut Toussaint e Langhenscheidt, si arriva nel 1873 al primo corso universitario a distanza, organizzato dalla Illinois Wesleyan University e qualche anno più tardi ai primi corsi di laurea per corrispondenza. È ancora un modello che impiega un approccio individuale, che si rifà al cognitivismo e che preclude ogni possibilità di interazione tra discente e docente o tra i diversi discenti se non nel momento della valutazione.

     

    In questa prima generazione si passa da una formazione a distanza diretta ai singoli ad una di natura aziendale, diretta a trasferire conoscenza tecniche ad operai e dipendenti di aziende ed istituti. In Italia l’esperienza della Scuola Radio Elettra di Torino, seppur avvenuta solo negli anni ‘50, costituisce un esempio di formazione a distanza in ambito tecnico di grande successo in quanto in grado di intercettare efficacemente la forte domanda di formazione tecnica in un Paese, come l’Italia di quegli anni, in fase di grande crescita industriale ed economica.

     

    La formazione a distanza di prima generazione si limita ai soli corsi per corrispondenza fino agli anni venti del 900 quando si afferma la radio, media che impiega un modello di comunicazione verticale e unidirezionale nel quale l’informazione è in grado di raggiungere contemporaneamente un gran numero di persone.
    L’innovazione tecnologica propria della formazione attraverso il mezzo radiofonico risulta evidente impiegando questa l’etere quale canale per trasferire conoscenza.
    La radio, regina incontrastata tra i mass media fino all’avvento della televisione e nuovo focolare domestico per la società della prima metà del XX secolo, sarà impiegata efficacemente come strumento di formazione a distanza. Prima negli Stati Uniti, dove presso l’Università di Salt Lake City nel 1921 sarà realizzato il primo corso universitario a distanza, e successivamente in Europa, dove la BBC impiegherà il mezzo per divulgare corsi integrativi alla didattica scolastica.

     

    La seconda generazione di FAD è legata all’avvento del media che ha caratterizzato la comunicazione di massa dell’ultimo secolo, la televisione.
    Tra i nuovi media la televisione, il cui sviluppo tecnologico fu ritardato dallo scoppio del secondo conflitto mondiale, ebbe sicuramente un ruolo fondamentale nei programmi di alfabetizzazione che molte nazioni europee intrapresero negli anni ‘50.

     

    Sulla scia delle sperimentazioni fatte negli Stati Uniti, i governi europei impiegarono il mezzo televisivo per formare nell’uso corretto della lingua nazionale e per divulgare la cultura nei ceti meno abbienti che presentavano ancora un elevato tasso di analfabetismo.

     

    In quegli anni le televisioni pubbliche europee fecero dunque proprio il modello di programmazione proposto dalla BBC e sintetizzato nella sua mission “istruire, informare e intrattenere”. L’istruzione divenne uno degli obiettivi delle emittenti pubbliche.

     

    Alla base dell’impiego della televisione come strumento di formazione vi fu la comprensione della maggiore capacità delle immagini di essere comprese e ricordate anche da chi possiede un basso livello di scolarizzazione.

     

    In Italia la televisione di Stato, sotto la direzione di Bernabei e con il supporto del Ministero della Pubblica Istruzione, non mancò si svolgere il proprio ruolo formativo attraverso diversi programmi che “fecero scuola” in tutti i sensi. Sia formando milioni di italiani, sia rappresentando dei casi di successo nella formazione a distanza.
    Dopo un primo corso di inglese, nel 1958 la RAI realizzò, in via sperimentale, un programma televisivo dal titolo Telescuola, che nasceva come corso di natura “sostitutiva” in quanto diretto a consentire il completamento del ciclo di istruzione obbligatoria ai ragazzi residenti in località prive di scuole secondarie.
    Sulla base di quell’esperienza fu realizzato il programma televisivo Non è mai troppo tardi.

    Trasmetto dalla RAI tra il 1959 ed il 1968 con cadenza giornaliera e nella fascia preserale per consentirne la visione ad un pubblico “lavoratore”, il programma rappresentò un efficace strumento di diffusione culturale e di contrasto all'analfabetismo ancora presente in larghe fasce della popolazione.

     

    L’obiettivo del programma, ideato e condotto dal maestro Manzi e diretto ad un pubblico adulto, era infatti quello di insegnare a leggere e a scrivere. Il risultato raggiunto attraverso le circa 500 puntate trasmesse nei dieci anni di programmazione fu quello di formare a distanza centinaia di migliaia di italiani e di consentire a circa un milione e mezzo di loro di conseguire la licenza elementare.
    Tra gli aspetti più innovativi del programma l’utilizzo di un linguaggio semplice e diretto, coerente con il pubblico a cui era diretto, e di tecniche didattiche che facevano uso di diversi media contemporaneamente. Da filmati a dimostrazione pratiche, da supporti audio all’impiego della lavagna a fogli davanti alla telecamera.
    Una sorta di moderna formazione a distanza multimediale che possiamo oggi ritrovare nelle più attuali esperienze FAD.
    In altre parole la televisione fu in quel periodo “buona maestra”. Funzione che però presto dimenticò sotto la spinta all’omologazione alla programmazione della televisione commerciale come sottolineato criticamente da Popper a metà degli anni ‘90.

     

    La seconda generazione di FAD si caratterizzerà però anche dall’uso contemporaneo e complementare di diversi mezzi nell’attività formativa: dalla televisione al telefono, dal fax al VHS, fino ad arrivare alla videoconferenza.
    Tra questi il Video Home System, sviluppatosi negli anni ’70, consentì, rispetto ai precedenti media, la personalizzazione dei tempi e delle modalità di fruizione dei contenuti formativi, ovvero l’adozione di un modello di autoapprendimento meno rigido caratterizzato da un ruolo seppur minimo del discente nella fruizione del corso.

     

    La terza generazione di FAD nasce con l’introduzione del Personal computer, medium della società della conoscenza, nell’ambiente domestico avvenuta agli inizi degli anni ’80 e nel conseguente sviluppo delle reti telematiche.
    Sono due le fasi che caratterizzano la terza generazione FAD: la fase off-line e quella on line.
    Nella prima la formazione a distanza fa uso di supporti digitali (floppy disk e CD Rom) mediante il computer, replicando però un approccio basato ancora sull’autoapprendimento.

     

    È attraverso nella fase on line, basata sull’impiego delle reti telematiche, che la FAD cambia radicalmente la modalità di apprendimento a distanza del discente.
    La formazione on line, anche conosciuta come FOL, ha rispetto alle precedenti forme di FAD due caratteristiche distintive.
    La prima è l’estrema personalizzazione della fruizione e il ruolo attivo svolto dal discente, che attraverso il fare ovvero azioni va ad imparare in modo più efficace, considerando l’imparare non una mera memorizzazione di nozioni ma la reale comprensione del contenuto (learing by doing).
    La seconda la possibilità, propria di internet, di costruire in senso collettivo l’apprendimento sfruttando le proprietà collaborative della rete.
    L’avvento della formazione on-line ha dunque permesso il passaggio da una modalità individuale e passiva di autoapprendimento ad un processo di apprendimento più complesso, dinamico ed interattivo.

     

    Oggi la formazione a distanza segue di pari passo l’evoluzione tecnologica dei mezzi di comunicazione, la cui velocità è sensibilmente aumentata rispetto al passato.

     

    Non si può però non considerare il fatto che gli attuali prodotti FAD non sfruttano ancora appieno questo secondo aspetto, replicando spesso in rete prodotti formativi pensati per una mera fruizione mediante il computer.

    Nell’attuale evoluzione dell’e-learning si possono individuare diversi diversi gradi di sviluppo, fino all’e-learning 2.0.
    Nell’e-learning 2.0 non si fa più uso, come nelle precedenti generazioni, di piattaforme rigide che propongono, secondo un approccio tradizionale, lezioni con grandi contenuti informativi, simili a quelli delle lezioni in aula, richiedendo al discente una corrispondente quantità di tempo.
    Ne si fa uso di piattaforme più flessibili nei quali il contenuto informativo proposto è ridotto per venire incontro alle esigenze ridotte di tempo del discente e alle sue esigenze in termini di formazione continua.

     

    L’e-learning 2.0 non si basa su piattaforma, più o meno rigida, ma unicamente sulla rete, facendo uso di strumenti in grado di creare velocemente e facilmente contenuti, di erogarli e di condividerli generando collaborazione. Mediante l’uso condiviso e al tempo stesso personalizzato delle rete ciascun utente/discente può contribuire alla conoscenza e fruire, attraverso diversi strumenti, del sapere altrui attraverso un ambiente personale d’apprendimento. Condivisione del sapere e apprendimento diventano dunque due aspetti strettamente legati tra loro.

     

    21 giugno 2013



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