Dalla formazione per corrispondenza alle comunità di apprendimento
La Formazione a distanza rappresenta sicuramente il futuro della formazione. La sempre maggiore difficoltà di sostenere costi di spostamento e di logistica rendono questa modalità formativa molto appetibile per i discenti. È, però, un nuovo metodo di formazione e come tutte le cose nuove ci vuole del tempo affinché rientri nelle abitudini degli utenti Giuseppe Marra
Noi crediamo che sia fondamentale prendere in considerazione l'argomento di formazione a 360 gradi senza trascurare gli ultimi aggiornamenti. È necessario strutturare un corso semplice con alcune integrazioni multimediali ma senza esagerare per non distrarre l'utente dal percorso formativo Federico Piana
Caratteristica irrinunciabile per un corso FAD sono i video, nei quali dovrebbero essere illustrati i punti salienti del percorso formativo Fabiana Troisi
È importante avere a disposizione una piattaforma didattica per lo svolgimento online dei corsi e la compilazione dei questionari ECM che ti permettono di verificare in tempo reale l’esito del test svolto, ma allo stesso tempo è fondamentale avere la possibilità di poter ricevere una rivista cartacea (…) per lo studio e per la consultazione, che rimane comunque più agevole rispetto alla lettura a video Florian Peer
AdnKronos Salute Palazzo dell’Informazione piazza Mastai, 9 00153 Roma (RM)
tel. 06 5807438 fax 06 5807813
Edizioni Minerva Medica corso Bramante, 83/85 10126 Torino (TO)
tel. 011 678282 fax 011 674502
|
Pur considerata una modalità formativa innovativa, la formazione a distanza ha origini lontane se è vero che oggi si è arrivati alla terza generazione.
La prima generazione di FAD vede la luce a
metà dell’Ottocento, quando, in un
contesto caratterizzato da un elevato tasso di
analfabetismo e grazie al potenziamento della
rete postale, furono realizzati i primi
esperimenti di didattica per corrispondenza.
Una forma nella quale l’innovazione
tecnologica riguardava soprattutto gli aspetti
gestionali ed organizzativi della
corrispondenza (basti pensare che il
francobollo fu realizzato solo negli anni 30
dello stesso secolo) mentre la modalità di
apprendimento si riduceva al ricevimento del
materiale cartaceo e delle istruzioni e nel
successivo invio del test di verifica.
Dai corsi di lingua per corrispondenza,
sviluppati sull’esperienza maturata
dall’Institut Toussaint e Langhenscheidt,
si arriva nel 1873 al primo corso universitario
a distanza, organizzato dalla Illinois Wesleyan
University e qualche anno più tardi ai
primi corsi di laurea per corrispondenza.
È ancora un modello che impiega un
approccio individuale, che si rifà al
cognitivismo e che preclude ogni
possibilità di interazione tra discente e
docente o tra i diversi discenti se non nel
momento della valutazione.
In questa prima generazione si passa da una formazione a distanza diretta ai singoli ad una di natura aziendale, diretta a trasferire conoscenza tecniche ad operai e dipendenti di aziende ed istituti. In Italia l’esperienza della Scuola Radio Elettra di Torino, seppur avvenuta solo negli anni ‘50, costituisce un esempio di formazione a distanza in ambito tecnico di grande successo in quanto in grado di intercettare efficacemente la forte domanda di formazione tecnica in un Paese, come l’Italia di quegli anni, in fase di grande crescita industriale ed economica.
La formazione a distanza di prima generazione
si limita ai soli corsi per corrispondenza fino
agli anni venti del 900 quando si afferma la
radio, media che impiega un modello di
comunicazione verticale e unidirezionale nel
quale l’informazione è in grado di
raggiungere contemporaneamente un gran numero
di persone.
L’innovazione tecnologica propria della
formazione attraverso il mezzo radiofonico
risulta evidente impiegando questa
l’etere quale canale per trasferire
conoscenza.
La radio, regina incontrastata tra i mass media
fino all’avvento della televisione e
nuovo focolare domestico per la società
della prima metà del XX secolo, sarà
impiegata efficacemente come strumento di
formazione a distanza. Prima negli Stati Uniti,
dove presso l’Università di Salt
Lake City nel 1921 sarà realizzato il
primo corso universitario a distanza, e
successivamente in Europa, dove la BBC
impiegherà il mezzo per divulgare corsi
integrativi alla didattica scolastica.
La seconda generazione di FAD è legata
all’avvento del media che ha
caratterizzato la comunicazione di massa
dell’ultimo secolo, la televisione.
Tra i nuovi media la televisione, il cui
sviluppo tecnologico fu ritardato dallo scoppio
del secondo conflitto mondiale, ebbe
sicuramente un ruolo fondamentale nei programmi
di alfabetizzazione che molte nazioni europee
intrapresero negli anni ‘50.
Sulla scia delle sperimentazioni fatte negli Stati Uniti, i governi europei impiegarono il mezzo televisivo per formare nell’uso corretto della lingua nazionale e per divulgare la cultura nei ceti meno abbienti che presentavano ancora un elevato tasso di analfabetismo.
In quegli anni le televisioni pubbliche europee fecero dunque proprio il modello di programmazione proposto dalla BBC e sintetizzato nella sua mission “istruire, informare e intrattenere”. L’istruzione divenne uno degli obiettivi delle emittenti pubbliche.
Alla base dell’impiego della televisione come strumento di formazione vi fu la comprensione della maggiore capacità delle immagini di essere comprese e ricordate anche da chi possiede un basso livello di scolarizzazione.
In Italia la televisione di Stato, sotto la
direzione di Bernabei e con il supporto del
Ministero della Pubblica Istruzione, non
mancò si svolgere il proprio ruolo
formativo attraverso diversi programmi che
“fecero scuola” in tutti i sensi.
Sia formando milioni di italiani, sia
rappresentando dei casi di successo nella
formazione a distanza.
Dopo un primo corso di inglese, nel 1958 la RAI
realizzò, in via sperimentale, un
programma televisivo dal titolo Telescuola, che
nasceva come corso di natura
“sostitutiva” in quanto diretto a
consentire il completamento del ciclo di
istruzione obbligatoria ai ragazzi residenti in
località prive di scuole secondarie.
Sulla base di quell’esperienza fu
realizzato il programma televisivo Non è
mai troppo tardi.
Trasmetto dalla RAI tra il 1959 ed il 1968 con cadenza giornaliera e nella fascia preserale per consentirne la visione ad un pubblico “lavoratore”, il programma rappresentò un efficace strumento di diffusione culturale e di contrasto all'analfabetismo ancora presente in larghe fasce della popolazione.
L’obiettivo del programma, ideato e
condotto dal maestro Manzi e diretto ad un
pubblico adulto, era infatti quello di
insegnare a leggere e a scrivere. Il risultato
raggiunto attraverso le circa 500 puntate
trasmesse nei dieci anni di programmazione fu
quello di formare a distanza centinaia di
migliaia di italiani e di consentire a circa un
milione e mezzo di loro di conseguire la
licenza elementare.
Tra gli aspetti più innovativi del
programma l’utilizzo di un linguaggio
semplice e diretto, coerente con il pubblico a
cui era diretto, e di tecniche didattiche che
facevano uso di diversi media
contemporaneamente. Da filmati a dimostrazione
pratiche, da supporti audio all’impiego
della lavagna a fogli davanti alla
telecamera.
Una sorta di moderna formazione a distanza
multimediale che possiamo oggi ritrovare nelle
più attuali esperienze FAD.
In altre parole la televisione fu in quel
periodo “buona maestra”. Funzione
che però presto dimenticò sotto la
spinta all’omologazione alla
programmazione della televisione commerciale
come sottolineato criticamente da Popper a
metà degli anni ‘90.
La seconda generazione di FAD si
caratterizzerà però anche
dall’uso contemporaneo e complementare di
diversi mezzi nell’attività
formativa: dalla televisione al telefono, dal
fax al VHS, fino ad arrivare alla
videoconferenza.
Tra questi il Video Home System, sviluppatosi
negli anni ’70, consentì, rispetto
ai precedenti media, la personalizzazione dei
tempi e delle modalità di fruizione dei
contenuti formativi, ovvero l’adozione di
un modello di autoapprendimento meno rigido
caratterizzato da un ruolo seppur minimo del
discente nella fruizione del corso.
La terza generazione di FAD nasce con
l’introduzione del Personal computer,
medium della società della conoscenza,
nell’ambiente domestico avvenuta agli
inizi degli anni ’80 e nel conseguente
sviluppo delle reti telematiche.
Sono due le fasi che caratterizzano la terza
generazione FAD: la fase off-line e quella on
line.
Nella prima la formazione a distanza fa uso di
supporti digitali (floppy disk e CD Rom)
mediante il computer, replicando però un
approccio basato ancora
sull’autoapprendimento.
È attraverso nella fase on line, basata
sull’impiego delle reti telematiche, che
la FAD cambia radicalmente la modalità di
apprendimento a distanza del discente.
La formazione on line, anche conosciuta come
FOL, ha rispetto alle precedenti forme di FAD
due caratteristiche distintive.
La prima è l’estrema
personalizzazione della fruizione e il ruolo
attivo svolto dal discente, che attraverso il
fare ovvero azioni va ad imparare in modo
più efficace, considerando
l’imparare non una mera memorizzazione di
nozioni ma la reale comprensione del contenuto
(learing by doing).
La seconda la possibilità, propria di
internet, di costruire in senso collettivo
l’apprendimento sfruttando le
proprietà collaborative della rete.
L’avvento della formazione on-line ha
dunque permesso il passaggio da una
modalità individuale e passiva di
autoapprendimento ad un processo di
apprendimento più complesso, dinamico ed
interattivo.
Oggi la formazione a distanza segue di pari passo l’evoluzione tecnologica dei mezzi di comunicazione, la cui velocità è sensibilmente aumentata rispetto al passato.
Non si può però non considerare il fatto che gli attuali prodotti FAD non sfruttano ancora appieno questo secondo aspetto, replicando spesso in rete prodotti formativi pensati per una mera fruizione mediante il computer.
Nell’attuale evoluzione
dell’e-learning si possono individuare
diversi diversi gradi di sviluppo, fino
all’e-learning 2.0.
Nell’e-learning 2.0 non si fa più
uso, come nelle precedenti generazioni, di
piattaforme rigide che propongono, secondo un
approccio tradizionale, lezioni con grandi
contenuti informativi, simili a quelli delle
lezioni in aula, richiedendo al discente una
corrispondente quantità di tempo.
Ne si fa uso di piattaforme più flessibili
nei quali il contenuto informativo proposto
è ridotto per venire incontro alle
esigenze ridotte di tempo del discente e alle
sue esigenze in termini di formazione continua.
L’e-learning 2.0 non si basa su piattaforma, più o meno rigida, ma unicamente sulla rete, facendo uso di strumenti in grado di creare velocemente e facilmente contenuti, di erogarli e di condividerli generando collaborazione. Mediante l’uso condiviso e al tempo stesso personalizzato delle rete ciascun utente/discente può contribuire alla conoscenza e fruire, attraverso diversi strumenti, del sapere altrui attraverso un ambiente personale d’apprendimento. Condivisione del sapere e apprendimento diventano dunque due aspetti strettamente legati tra loro.
21 giugno 2013