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Interview

 

 

Commissione Nazionale per la Formazione Continua

Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirughi e Odontoiatri

 

Ipse Dixit

Il recente Accordo Stato-Regioni appare, nel suo complesso, coerente al conseguimento di un sistema ECM integrato, solidale e trasparente, superando una serie di difficoltà oggettivamente radicate nell'assetto istituzionale del nostro Servizio Sanitario e contrastando, anche in questo contesto, una deriva che lo vede sempre più somma confusa e sempre meno sintesi armonica di servizi sanitari regionali

La questione delle sanzioni (...) presenta criticità rilevanti non in ragione di una preoccupazione corporativa ma, al contrario, di coerenza e ragionevolezza perché, prima ancora di riconoscere e sanzionare un dovere mancato, dovremmo essere certi di un diritto accessibile

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Amedeo Bianco

Vice Presidente

Commissione Nazionale

per la Formazione Continua

 

Presidente FNOMCeO

 

 

ForumECM rivolge alcune domande ad Amedeo Bianco, Vice Presidente della Commissione Nazionale per la Formazione Continua e Presidente della FNOMCeO di recente conferma, per approfondire le principali novità del Programma nazionale ECM ed il ruolo assegnato agli Ordini e Collegi professionali nel nuovo scenario disegnato dal recente Accordo Stato-Regioni.

 

In questi ultimi anni Bianco, come Vice Presidente della Commissione Nazionale per la Formazione Continua, è stato il principale “motore” della nuova fase del Programma nazionale ECM, cercando e trovando con grande creatività e capacità di mediazione il punto di incontro in seno alla Commissione tra i diversi e legittimi interessi espressi dalle plurime anime che compongono la stessa Commissione.


Il nuovo Accordo Stato-Regioni rappresenta un indubbio passo avanti nel percorso di consolidamento del Sistema ECM. Un Sistema che l'ha sempre vista convinto sostenitore e per il quale le vengono riconosciuti da tutti indubbi meriti.

A dieci anni dalla sua nascita pensa che il Programma nazionale ECM abbia rispettato le aspettative dei diversi attori coinvolti, primi fra tutti i professionisti sanitari?

E qual è il suo personale bilancio?

 

La costruzione e lo sviluppo del sistema ECM è stato, e probabilmente continuerà ad essere, un'opera complessa e controversa.

Le sue finalità si pongono infatti all'incrocio di determinanti della qualità, appropriatezza e sicurezza del sistema salute mentre la sua concreta operatività è fortemente condizionata dagli effetti istituzionali e dai limiti organizzativi e gestionali del nostro Sistema Sanitario.

In questi anni ci siamo mossi nella prospettiva di un sistema integrato di responsabilità che prevede più attori che operano nei contesti specifici dei vari modelli di sanità regionale. Il tutto all'interno di una cornice di regole uniformi e condivise che tende a realizzare un sistema armonico e omogeneo di formazione continua sul territorio nazionale.

Naturalmente in questo percorso abbiamo portato “le nostre ragioni”, nella convinzione che queste stanno tutte legittimamente all'interno delle finalità del sistema.

In merito al mio personale bilancio, confesso il permanere di una inquietudine, non per vanità intellettuale, ma perché profondamente convinto che si può e si deve fare sempre meglio.

 

In occasione del suo intervento di apertura dei lavori della terza Conferenza Nazionale sulla Formazione Continua in Medicina, tenutasi lo scorso ottobre a Cernobbio, e nell'intervista rilasciata per il numero zero di ForumECM aveva sottolineato la necessità di “costruire una rete armonica di interessi e responsabilità” che potesse far convivere interessi ed obiettivi, a volte divergenti, dei diversi soggetti pubblici e privati coinvolti nella formazione continua.

In altre parole realizzare un Sistema ECM integrato, solidale e trasparente, basato su regole comuni.

Secondo lei il recente Accordo Stato-Regioni può contribuire al raggiungimento di questo obiettivo? E quali sono a suo parere gli ostacoli che potrebbero compromettere una sua efficace implementazione?


Il recente Accordo Stato-Regioni appare, nel suo complesso, coerente al conseguimento di un Sistema ECM integrato, solidale e trasparente, superando una serie di difficoltà oggettivamente radicate nell'assetto istituzionale del nostro Servizio Sanitario e contrastando, anche in questo contesto, una deriva che lo vede sempre più somma confusa e sempre meno sintesi armonica di servizi sanitari regionali.

Le diversità non sono un disvalore, ma il terreno fertile su cui coltivare innovazioni e creare sviluppo, questo vale anche per la nostra Sanità federale, purché resti fermo l'obbligo etico e civile di garantirne l'universalità e la solidarietà nazionale.

In questo senso scelte politiche e modelli operativi esasperatamente calati sul proprio particolare non possono autolegittimarsi e ritenersi avulsi da una cornice di obiettivi e finalità che guardano responsabilmente all'unità funzionale del nostro sistema salute. Il rischio è quello di considerare marginale l'idea di un Paese e di una comunità nazionale coesa e solidale nel rispetto dei diritti e dei doveri sanciti dalla Costituzione.

 

Anche alla luce del nuovo quadro disegnato dallo stesso Accordo quali dovrebbero essere a suo parere le linee di sviluppo del Programma nazionale ECM nei prossimi anni, ovvero gli obiettivi a breve e quelli a medio termine?

 

In realtà le linee di sviluppo del Programma ECM sono già tracciate.

Mi riferisco al delicato passaggio tra la somma dei crediti e il dossier formativo, tra l'accreditamento formal-burocratico e del Provider e la sistematica valutazione della qualità della formazione, tra i proclami di indipendenza e la concreta gestione dei conflitti di interesse, tra la virtuale ausiliarietà delle istituzioni professionali e il concreto esercizio di ruoli di programmazione, produzione, verifica e certificazione delle attività formative. Quali di queste siano obiettivi a breve o medio termine è difficile dirlo. Dipenderà dalle condizioni date e dalla capacità degli attori di tessere relazioni aperte e costruttive.

 

Nel nuovo Sistema ECM agli Ordini, Collegi, Associazioni professionali e Federazioni viene riconosciuto un ruolo centrale quali garanti delle professioni sanitarie e certificatori, attraverso il Consorzio Gestione Anagrafica delle Professioni Sanitarie, della formazione continua. Ma a questo importante ruolo oggi se ne affianca uno “produttivo” nella formazione continua. Quali prospettive in tale senso per gli Ordini, Collegi, Associazioni professionali e Federazioni e quale il valore aggiunto che questi possono apportare nel panorama della formazione?

 

Il nuovo Accordo Stato-Regioni, anche nella sua rappresentazione testuale, ha riservato un capitolo specifico al ruolo degli Ordini e Collegi, certificando così il pieno riconoscimento della centralità di queste istituzioni nel Sistema ECM.

Credo non sia azzardato affermare che la parabola del ruolo e dei compiti degli Ordini e Collegi nel Sistema ECM abbia ulteriormente definito una funzione di sussidiarietà piena. Questo obiettivo non è solo il prodotto di un'azione pervicace e determinata, ma l'espressione di una esigenza vera del sistema.

Il significato di questo approdo, dopo un lungo e controverso cammino, dovrebbe far riflettere anche in altri contesti organizzati e gestionali della nostra sanità laddove l'autonomia e la responsabilità dei professionisti non sono il problema, ma una delle soluzioni del problema, se poste al servizio di interessi generali di miglioramento, efficacia ed efficienza dei sistemi sanitari.

 

"Andare verso il continuo sviluppo professionale attraverso una sistematica valutazione della qualità professionale e degli esiti di ogni professionista" è un obiettivo che lei ha ribadito in una recente intervista. È qualcosa di concretamente realizzabile nel quadro del Programma nazionale ECM?

 

Il tema della qualità professionale è complesso e delicato, ma nello stesso tempo centrale nei moderni sistemi di tutela della salute. Per molti aspetti è la prima garanzia che va data ai cittadini. Non deve quindi sorprendere se ne abbiamo fatto il centro di gravità di nostre riflessioni e iniziative volte ad un ripensamento della medicina, del medico e della sanità.

Il Sistema ECM è, per molti aspetti, propedeutico ed educativo alla cultura e alle finalità dello sviluppo continuo professionale che notoriamente pone al centro la valutazione delle performances professionali.

Il Programma nazionale “Esiti”, reso accessibile dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, al di là dei suoi limiti, segna una svolta nei tradizionali sistemi di valutazione, fino ad oggi largamente orientati sulle misure delle risorse consumate e poco attenti agli obiettivi di salute conseguiti. Si aprono dunque scenari nuovi certamente per i professionisti, ma non meno per la tradizionale cultura del management aziendalistico costretto a cimentarsi su una scala di valori difficilmente riconducibili ai meri costi dei fattori di produzione.

 

La conversione in legge del decreto legge 13 agosto 2011 ha affidato agli Ordini il compito di adottare sanzioni per i professionisti che non ottemperino all'obbligo di “seguire percorsi di formazione continua”. L'aspetto sanzionatorio è sicuramente di fondamentale importanza per dare maggiore credibilità al sistema di formazione continua. Se infatti è vero che l'aggiornamento continuo dovrebbe essere sentito dal professionista sia come un bisogno professionale che come un dovere verso la collettività, non è altrettanto negabile che l'attuale assenza di sanzioni sul piano professionale in caso di non rispetto di quanto previsto dalla normativa ECM sia per molti motivo di un atteggiamento poco convinto verso la formazione obbligatoria.

Da quando e in che modo gli Ordini affronteranno operativamente questa cruciale attività?

 

Il nostro Sistema ECM rappresenta, nel vasto mondo delle professioni, una esperienza originale e unica, riconosciuta dalla stessa legge 13 agosto 2011, laddove ne individua, nel dispositivo generale, una sorta di riserva.

La questione delle sanzioni, peraltro già oggetto di prime valutazioni in seno alla Commissione Nazionale ECM, presenta criticità rilevanti non in ragione di una preoccupazione corporativa ma, al contrario, di coerenza e ragionevolezza perché, prima ancora di riconoscere e sanzionare un dovere mancato, dovremmo essere certi di un diritto accessibile.

La riflessione non è opportunistica e nemmeno retorica ma concreta stante che “l'offerta pubblica” di attività formative, secondo i dati delle Regioni più "virtuose", fatica a raggiungere il 50% dei crediti richiesti, si sono ridotte le risorse a disposizione delle aziende sanitarie, in ossequio alla regola dei tagli lineari, sono meno disponibili i tempi di formazione laddove sono oggettivamente in competizione con i tempi di produzione.

Resta naturalmente il valore di una regola di fondo a cui corrispondere.

Il nostro impegno è a farlo con equilibrio e giustizia ricordando che quest'ultima viene sempre rappresentata come una bilancia a due piatti. Sul primo va fatto gravare il peso di un'offerta formativa accessibile, esaustiva dei debiti e soprattutto dei bisogni formativi dei professionisti e delle organizzazioni, sull'altro equilibrare il peso delle sanzioni per chi, pur avendone accesso, non ha ottemperato ai propri obblighi. Fuori da questo equilibrio l'intero sistema rischierebbe di connotarsi come l'ennesimo strumento di controllo calato dall'alto ed imposto a prescindere, perdendo così le capacità e la forza di produrre identità nel cambiamento.

 

Nella formazione continua si aggiorna un professionista sanitario già uscito da un percorso formativo universitario. Percorso forse caratterizzato da un eccesso di contenuti teorici rispetto a quello di altri paesi europei.

Pensa che oggi l'Università formi un professionista in grado di rispondere efficacemente alle nuove e complesse sfide di una Sanità che negli ultimi decenni ha assistito ad un rapido e profondo cambiamento sia in termini di bisogni che di tecnologie e servizi?

 

Il ripensamento della medicina, del medico e della sanità, di cui parlavo, è una esigenza che nasce e si alimenta in un vissuto professionale e concreto, che chiama in causa anche il sistema formativo universitario. Sono note le nostre considerazioni sui ritardi di questa istituzione formativa rispetto alle criticità del moderno esercizio professionale.

Sono valutazioni che esprimiamo nel massimo rispetto del ruolo e dei compiti della istituzione universitaria e con spirito cooperativo e collaborativo per praticare una forte integrazione tra sistema formativo e sistema professionale.

Credo che, al di fuori di queste logiche, la professione medica rischi una sostanziale aridità di prospettive culturali, professionali e sociali che la nostra Sanità e il nostro Paese non possono permettersi.

 

È di poche settimane la sua conferma, con un larghissimo consenso, a Presidente della FNOMCeO.

Nel suo nuovo mandato si troverà ad affrontare dei nodi critici per gli Ordini, primo fra tutti la riforma degli stessi Ordini. Quali le sue priorità per il prossimo triennio di Presidenza ed in particolare quali i suoi obiettivi in tema di formazione del professionista?

 

Una parte della risposta a questa domanda sta nelle precedenti, che, per molti aspetti, illustrano anche la prospettiva verso cui guardiamo per la riforma dei nostri Ordini. Siamo impegnati affinché il Parlamento, dopo 70 anni, ridefinisca i nostri Ordini quali istituzioni funzionali ad un progetto di promozione e valutazione della qualità professionale, di tutela e garanzia della autonomia e responsabilità dei professionisti, di valorizzazione dei profili etici e civili insiti nelle attività di cura e assistenza e custoditi nella deontologia professionale.

Sarebbe questo un salto di qualità che, dando continuità a valori fondanti del passato, guarda al presente e al futuro di una professione al servizio di una funzione di tutela di diritti dei cittadini.

Chi teme o non vuole questo nega il futuro.

 



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