PROFESSIONI E FORMAZIONE

Interview

 

 

Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa

 

È in atto nel Paese un dibattito sulla durata delle Scuole di Specializzazione e si discute se la formazione specialistica debba durare quattro o cinque anni: ecco, per la nostra specializzazione il dibattito dovrebbe essere orientato più sui contenuti del corso che non sulla durata e credo che su questo sarebbe necessario una forte innovazione

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Prof. Vincenzo Maria Saraceni

Presidente SIMFER

 

Vincenzo Maria Saraceni, attuale Presidente della Società Italiana di Medicina Fisica Riabilitativa, risponde alle domande di ForumECM tracciando il suo punto di vista in merito agli attuali fabbisogni formativi per la categoria professionale dei fisiatri e dando qualche suggerimento per il raggiungimento di un aggiornamento professionale efficace e di qualità.

 

Il sistema ECM tra fasi sperimentali e attuative è in vigore da più di 10 anni, ci può fare un bilancio dell’ Educazione Continua in Medicina nella vostra categoria?


Sicuramente lo sviluppo di un sistema di Educazione Continua in Medicina è stato particolarmente importante ed utile per la nostra Disciplina che proprio in questo periodo ha sviluppato una crescita particolarmente rapida ed ampia, essendo chiamata a rispondere alla crescente domanda di interventi riabilitativi.

 

Una domanda crescente che deriva prima di tutto dall’evoluzione scientifica, dai risultati della ricerca e dell'innovazione nel nostro settore e, contemporaneamente, dall’efficacia di altri settori medico-chirurgici che ci consegnano sempre più numerosi e complessi casi di pazienti da riabilitare. Altre cause sono rappresentate dall’evoluzione positiva della normativa internazionale, come la Convenzione ONU, la Classificazione ICF, il Report Mondiale sulla Disabilità, e dalla normativa nazionale, vedi il recente Piano di Indirizzo Nazionale per la Riabilitazione, che mirano a dare risposta contemporaneamente ai diritti delle persone con disabilità ed alle esigenze di appropriatezza , efficacia e sostenibilità di questi interventi.

 

Se dovesse dare un consiglio ad un Provider che volesse sviluppare un’offerta formativa per la vostra professione, quali suggerimenti darebbe per soddisfare a pieno i reali fabbisogni formativi ?


Il consiglio potrebbe essere di rivolgersi in modo organico ai bisogni di aggiornamento professionale che in campo riabilitativo sono molto vasti ed articolati: basti pensare ai molteplici contenuti scientifici-clinici che si estendono dalle problematiche diagnostico- terapeutiche a quelle delle valutazioni di out-come, alle problematiche di conduzione di attività di ricerca specifica in ambito riabilitativo, alle applicazioni di tecnologie innovative e robotiche. Tutto questo, all'interno di numerose aree di intervento riabilitativo: dalle disabilità muscolo-scheletriche a quelle neuromotorie e cognitive.

 

Ma altrettanto rilevante è il bisogno di formazione in ambito gestionale-organizzativo per il Fisiatra che è chiamato a guidare e far sintesi delle attività spesso di molti altri professionisti, di numerosi altri medici e specialisti, per dare agli interventi riabilitativi la completezza e validità che la Persona da riabilitare richiede.

 

Questi ambiti di formazione sono ancora più evidenti ed importanti se pensiamo al fatto che, per la crescita rapida delle attività di riabilitazione in questi ultimi anni, molti medici di Specialità affini, come prevede la vigente normativa della dipendenza, sono entrati nei reparti, servizi e centri di riabilitazione a causa del numero insufficiente dei Fisiatri preparati dalle Università. Ed ancora, se pensiamo all’esigenza di offrire una formazione condivisa e sinergica, con un comune linguaggio scientifico ed operativo, ai moltissimi professionisti dell'area riabilitativa, sanitaria, sportiva o socio-assistenziale che debbono esser utilmente coinvolti nelle attività riabilitative, senza che spesso purtroppo la loro formazione di base universitaria sia stata idonea a questo scopo.

 

Ad oggi quali sono, secondo lei, i principali bisogni formativi per i Fisiatri?


La Riabilitazione e, in essa, particolarmente la fisiatria, ha scelto come riferimento il modello di salute definito bio-psico-sociale e questo sta ad indicare che lo sforzo di superamento delle disabilità prodotte dalla malattia si deve accompagnare ad un impegno volto alla promozione delle condizioni di salute e di benessere che sono possibili in tutte le condizioni di disabilità.

 

Il Piano di Indirizzo per la Riabilitazione recita, appunto, che la riabilitazione deve consentire alle persone con disabilità di “guadagnare salute”. Tutto questo necessita di una sensibilità e di una cultura altamente specifica proprio per l’attenzione richiesta ai bisogni sociali e psicologici oltre, ovviamente, a quelli strettamente sanitari delle persone e quindi, deve comportare un ripensamento del percorso formativo che inglobi tali competenze.

 

Peraltro, anche sul piano strettamente “tecnico”, la riabilitazione, se vuole rispondere alla sua vocazione di essere scienza del recupero, non può non inserire all’interno delle proprie conoscenze i contributi che giungono dalle scienze cognitive, dalla psicologia e anche dalla filosofia.

 

È in atto nel Paese un dibattito sulla durata delle Scuole di Specializzazione e si discute se la formazione specialistica debba durare quattro o cinque anni: ecco, per la nostra specializzazione il dibattito dovrebbe essere orientato più sui contenuti del corso che non sulla durata e credo che su questo sarebbe necessaria una forte innovazione.

 

In quali aree terapeutiche c’è maggior necessità di formazione?


Non c’è dubbio che la crescita vertiginosa della popolazione anziana pone una domanda di riabilitazione diversa rispetto al passato e, proprio le patologie connesse con l’invecchiamento, debbono indurre ad intensificare quel modello multidisciplinare che la riabilitazione esige: fisiatri, geriatri, neurologi, internisti debbono insieme definire il progetto individuale di riabilitazione, coinvolgendo a pieno titolo tutte le figure professionali che operano in riabilitazione.

 

Anche la formazione specialistica, allora, dovrà tenere conto in particolare delle condizioni degli anziani, ma credo che l’impegno formativo più utile sia proprio quello di imparare a lavorare insieme: fisiatri e fisioterapisti oggi sono ancora troppo separati secondo una logica proscrittore -esecutore, che non solo deve essere considerata superata sul piano culturale, ma non è rispondente al bisogno di presa in carico globale del paziente.

 

L’auspicio è che tutti gli attori della riabilitazione manifestino la stessa disponibilità dei fisiatri a seguire questo percorso.

 

Tra la FAD, la RES e la FSC qual è secondo lei la migliore tipologia di evento formativo?


Non si può dire che una modalità sia migliore di un’altra, forse dovrebbero essere meglio organizzate e si dovrebbero utilizzare integrandole tra di loro.

 

Ad esempio una FAD può esser utilissima in sé, ma anche come preparazione ad eventi residenziali e anche sul campo con numeri di partecipanti più ridotti e con una potenzialità operativa e di apprendimento professionale di gran lunga superiore. Questa potrebbe risultare la migliore metodologia, che potrebbe esser inoltre collegata a specifici percorsi di aggiornamento legati a loro volta a diverse aree cliniche. Infatti, se si può individuare una carenza dell'attuale sistema, è proprio la mancanza di una relazione tra la formazione, i crediti acquisiti e la specificità operativa del professionista; relazione che viceversa potrebbe esser molto importante nel definire l'accreditamento e la qualificazione specifica di ciascuno.

 

Cosa fa la SIMFER per l’aggiornamento professionale dei suoi iscritti? Quali sono le novità e quali saranno i progetti futuri?


La SIMFER da sempre organizza il Congresso Annuale e quattro corsi di aggiornamento teorico-pratici nazionali per i suoi soci, come occasione di messa a punto delle principali problematiche cliniche e professionali, oltre che promuovere nelle diverse regioni numerosi eventi formativi più specifici e settoriali. Tutto ciò ovviamente viene accreditato per acquisire crediti ECM.

 

Ritenendo però che fosse urgente ampliare l'offerta di formazione ed aggiornamento professionale per i Fisiatri, ma anche insieme a loro per tutti gli altri operatori coinvolti direttamente nelle attività della riabilitazione e ritenendo che questo impegno formativo si debba meglio collegare alle concrete problematiche cliniche ed operative, la SIMFER sta predisponendo un Progetto di Formazione Professionale Continua in Riabilitazione che è stato presentato al Congresso Nazionale di Roma e messo in rete subito dopo per i Soci e chi volesse farne uso. Il Progetto mira ad offrire contenuti di formazione nei principali campi clinici ed organizzativi dell’attività riabilitativa nel nostro Paese, in relazione alle criticità epidemiologiche e di domanda dei cittadini ma anche all’applicazione delle indicazioni del Piano Nazionale di Indirizzo. A tale scopo abbiamo fatto tesoro dell’intensa collaborazione che SIMFER ha sviluppato da anni con l’American Academy of Physical Medicine Rehabilitation, che è l’associazione dei Fisiatri degli USA dove, come sappiamo, la formazione continua e la certificazione degli Specialisti è compito appunto delle Associazioni di Specialità riconosciute come lo è la Fisiatria. L'obiettivo è sostanzialmente quello di costruire una ricca sorgente di cultura e di qualificazione scientifica e professionale che possa sostenere al meglio l'impegno quotidiano dei Fisiatri Italiani e di tutti gli operatori della Riabilitazione, a tutela dei diritti delle persone con disabilità temporanea o permanente, ed a tutela dei parametri di evidenza, appropriatezza ed efficacia che il nostro Sistema Sanitario impone.

 



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