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Interview

 

 

Commissione Nazionale per la Formazione Continua

Università degli

studi di Catania

 

Ipse Dixit

L'uniformità dei criteri minimi per l'accreditamento dei Provider e per l'assegnazione dei crediti è un elemento essenziale se i professionisti della Sanità possono spostarsi ed operare su tutto il territorio nazionale, anche al di fuori della Regione di residenza

È chiaro che l'uniformità deve essere garantita sugli aspetti che incidono sulla qualità della formazione e sulle garanzie di sistema e non necessariamente su aspetti formali e procedure che mi sembra legittimo possono essere diversificate

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Riccardo Vigneri

Commissione Nazionale

per la Formazione Continua

 

 

ForumECM rivolge alcune domande a Riccardo Vigneri, componente della Commissione Nazionale per la Formazione Continua e Coordinatore della prima Sezione della Commissione, Criteri e procedure di accreditamento dei Provider pubblici e privati, in merito alle Linee guida per la stesura dei Manuali di accreditamento dei Provider.

 

Professore ordinario all'Università degli studi di Catania, Vigneri è componente di lunga data della Commissione Nazionale per la Formazione Continua, essendo stato nominato in occasione della sua costituzione nel 2000. Vigneri ha dunque fatto parte di quel gruppo "affiatato e altamente motivato, che con grande professionalità e mezzi limitati" (Speciale I primi 10 anni del Programma ECM) ha portato avanti il Programma nazionale ECM nei suoi primi anni ed oggi è senza dubbio una delle figure di riferimento in seno alla Commissione.

 

ForumECM ha chiesto a Vigneri un approfondimento sulle Linee guida dei Manuali di accreditamento, elemento cardine di un sistema "integrato e solidale, basato su regole comuni e condivise" quale vuole essere il Sistema ECM, e sulle cause delle differenze tuttora esistenti tra i diversi Sistemi regionali.

 

Le Linee guida per i Manuali di accreditamento costituiscono uno dei più importanti punti del recente Accordo Stato-Regioni, in quanto strumento diretto a rendere omogeneo il Programma ECM su tutto il territorio nazionale in termini di qualità dell'offerta formativa, efficacia e garanzia del sistema.

Aspetti sostanziali e non meramente “formali e procedurali”, come sottolineato da Vigneri, sui quali non può esserci difformità tra i diversi Sistemi regionali data la necessità di garantire omogeneità nelle modalità di aggiornamento dei professionisti sanitari.


Nel recente Accordo Stato-Regioni sono state tracciate le Linee guida per la stesura dei Manuali di accreditamento dei Provider nazionali e regionali, definendo i requisiti minimi che devono possedere gli organizzatori di eventi di formazione continua. L'iter di approvazione dei Manuali consta di diversi “passaggi” che vedono coinvolte la Commissione Nazionale per la Formazione Continua, il Comitato Tecnico delle Regioni e la Regione/Provincia autonoma proponente il Manuale.

In presenza di eventuali scostamenti rispetto ai requisiti richiesti il processo si conclude con un provvedimento motivato della Commissione che se non condiviso dalla Regione o Provincia autonoma proponente determina la limitazione del valore dei crediti attribuiti esclusivamente al territorio di riferimento della stessa Regione o Provincia autonoma.

Ritiene che l'iter di approvazione dei Manuali così come pensato, che ha di fatto confermato il ruolo di garante del sistema ECM della Commissione, possa assicurare concretamente quella omogeneità del sistema di accreditamento necessaria a rendere il Programma nazionale ECM uniforme su tutto il territorio?

 

L'uniformità dei criteri minimi per l'accreditamento dei Provider e per l'assegnazione dei crediti è un elemento essenziale se i professionisti della Sanità possono spostarsi ed operare su tutto il territorio nazionale, anche al di fuori della Regione di residenza.

 

Infatti, se i Sistemi regionali fossero difformi tra loro sulle regole generali, si creerebbero una serie di problemi e possibili abusi che danneggerebbero il buon funzionamento di tutto il sistema.

La verifica sull'idoneità dei Manuali (Regolamenti) regionali è assegnata alla Sezione I della Commissione Nazionale per la Formazione Continua che include il Comitato Tecnico delle Regioni.

È normale che Regioni diverse, con una storia diversa per l'attività ECM, abbiano sistemi non del tutto eguali. Tuttavia in passato è stato fatto un buon lavoro per indicare le linee generali di indirizzo e molte cose sono state aggiustate. Io sono certo che l'interesse comune di avere un Sistema ECM ben funzionante porterà ad una analisi ed a provvedimenti condivisi. È chiaro che l'uniformità deve essere garantita sugli aspetti che incidono sulla qualità della formazione e sulle garanzie di sistema e non necessariamente su aspetti formali e procedure che mi sembra legittimo possono essere diversificate.

 

In che modo, in sede di analisi dei Manuali, saranno evidenziati eventuali scostamenti dai requisiti richiesti e quali saranno i criteri per valutarne l'entità? In altre parole come si determinerà la loro ammissibilità o inammissibilità ai fini dell'approvazione o meno dei Manuali proposti?


I regolamenti regionali, peraltro pronti solo in poche Regioni, verranno esaminati collegialmente per alcuni aspetti fondamentali che riguardano, come detto, la garanzia di efficacia e qualità del Sistema ECM.

 

Certamente i requisiti minimi per accreditare un Provider, che abbia capacità organizzative e competenze idonee, i criteri per assegnare crediti eguali in rapporto ad eguale impegno formativo e l'avere regole certe per evitare l'interferenza di interessi commerciali sulla formazione dei professionisti della Sanità, sono punti importanti per i quali è necessaria l'uniformità tra i diversi sistemi regionali.

È utile ribadire che sono gli obiettivi di qualità del sistema quelli di cui deve essere garantita l'adeguatezza e l' uniformità, non necessariamente le procedure burocratiche.

 

Il processo di accreditamento prevede il possesso da parte dell'organizzatore di eventi di formazione continua di una serie di requisisti che riguardano le caratteristiche, l'organizzazione e le risorse del soggetto richiedente. Ma l'accreditamento una volta ottenuto non vale “sine die” essendo previsto un successivo accreditamento standard, da richiedere dopo almeno 12 mesi da quello provvisorio, che può durare al massimo quattro anni. In questo modo, ovvero con accreditamenti successivi e comunque “a tempo determinato” e definendo procedure di verifica e controllo, la Commissione Nazionale per la Formazione Continua ha inteso “scremare” il mercato ed innalzare il livello qualitativo dell'offerta formativa?

E se si, pensa che questa impostazione abbia già prodotto significativi risultati in tale senso?

 

Il sistema di accreditamento dei Provider ha già fatto fare un salto di qualità al Sistema ECM rispetto agli anni in cui l'ECM era affidato agli organizzatori di singoli eventi. Sono scomparsi finalmente gli speculatori del “mordi e fuggi” e gli improvvisatori dilettanti che non davano nessuna garanzia di impegno serio e che, sanzionati, non avevano nulla o poco da perdere.

Il Provider ha investito in strutture, risorse, organizzazione, competenze. Deve documentare, per essere accreditato, di possedere gli strumenti e l'organizzazione per svolgere attività ECM di qualità. E le trasgressioni e violazioni delle regole porterebbero a sanzioni che ne danneggerebbero l'attività e gli investimenti. La Commissione Nazionale per la Formazione Continua, fin dall'inizio ed in conformità con quanto avviene in altri paesi, ha ritenuto indispensabile la verifica continua della conformità dei Provider e la loro permanente adesione ai criteri minimi. È per questo che l'accreditamento è valido per un periodo limitato e necessita di essere periodicamente verificato e rinnovato.

 

Nella Sezione I, Criteri e procedure di accreditamento dei Provider pubblici e privati, della Commissione ECM, da lei coordinata, opera il Comitato Tecnico delle Regioni che, come detto, ha tra i propri compiti anche quello di esprimere un parere circa i Modelli di accreditamento proposti dalle Regioni e Provincie autonome. E proprio nell'operato del Comitato e nell'organizzazione e gestione dei sistemi di accreditamento nei territori di competenza si concretizza l'importante ruolo oggi rivestito dalle Regioni e Provincie autonome nel Sistema di formazione continua.

Questa “compartecipazione” al Programma nazionale ECM stride però con i ritardi che diverse Regioni, soprattutto nel sud d'Italia, mostrano nell'implementazione dei propri sistemi ECM.

Lei, che conosce come pochi altri le diverse fasi che hanno portato in questi dieci anni all'attuale Programma nazionale ECM, come si spiega tale disomogeneità a livello regionale?


La disomogeneità nel livello di funzionamento dei diversi Sistemi ECM regionali riflette le diseguaglianze della situazione socio-economica, delle strutture e dell'organizzazione di diverse aree del nostro Paese.

 

In questo settore, tuttavia, il Ministro della Salute e l'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali sono venuti incontro alle necessità delle Regioni che avevano ritardi maggiori nell'organizzazione ECM.

Sono state stipulate convenzioni per cui gli uffici di segreteria della Commissione Nazionale per la Formazione Continua e l'Agenas svolgono temporaneamente una funzione vicariante per analizzare e poi proporre o negare l'accreditamento dei richiedenti l'accreditamento regionale.

Questo supporto da parte della Commissione e dell'Agenas non solo promuove l'attività ECM anche nelle Regioni più indietro con l'organizzazione ma coinvolge, nelle regole nazionali, le Commissioni ECM di queste Regioni favorendo, anche per questa via, l'uniformità dei Sistemi ECM regionali.


 



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